Castel di Ieri (AQ)  
Qualche considerazione personale  

Stranamente la costruzione del Tempio A, successiva di alcune generazioni rispetto al Tempio B, non ha seguito la prassi tradizionale che vuole il nuovo edificio eretto sul podio del precedente.
Sono state fatte alcune ipotesi per spiegarne i motivi; ipotesi che, nel complesso, appaiono abbastanza convincenti ma che sembrano tenere in non cale il ben noto attaccamento alle tradizioni religiose dei popoli antichi. Per tale ragione provo ad esaminare la questione da un punto di vista diverso.
Il tempio B, più o meno di IV secolo, è ad alae e più piccolo; l'altro, di II secolo, trasforma la struttura in una cella tripartita, ma non vedo indizi che lascino supporre un culto esteso ad altre divinità oltre la principale. Infatti la cella centrale presenta un gradevole mosaico con motivo a meandro, una base di dimensioni considerevoli destinata a sostenere la statua di culto e tracce evidenti della presenza di un animale (un felino) in pietra posto lateralmente e davanti a quella. Le altre due partizioni non hanno decorazioni sul mosaico pavimentale né tracce di basi per statue di culto. Quindi veniva venerata una sola divinità.
Ma quale?
I frammenti di statua trovati all'interno della cella (un mantello ornato di serpenti e parti del corpo) sono stati interpretati come appartenenti all'immagine di Giove Egioco e la ricostruzione ipotetica è più che convincente. Ma torniamo un po' indietro nel tempo.
Reperti sparsi di età neolitica rinvenuti nella zona attestano una frequentazione assai antica: genti dedite alla piccola agricoltura, alla caccia e soprattutto alla pastorizia. Queste popolazioni, di solito, adorano divinità legate alla terra, alla fertilità. Sovente si tratta di divinità femminili.
Sul lato occidentale dell'edificio A sono evidenti le tracce di un corso d'acqua ormai disseccato, forse a regime torrentizio, proveniente da una sorgente posta più a monte. Le sorgenti, è noto, sono spesso considerate sacre e ad esse è sempre associata una divinità quasi sempre femminile. Dall'altra parte del tempio, quasi simmetricamente, due gruppi di rocce dall'aspetto inconsueto sembrano suggerire l'idea di una cratofania, una manifestazione di forza della Natura. D'altra parte la lettura del testo della Campanella (TCI, 158) ci fa scoprire anche l'esistenza di una grotta "sul versante che sovrasta il tempio" che non avevamo avuto modo di notare durante la prospezione.

Ricostruzione della statua di culto con mantello cinto di serpi. TCI,143
 
Il letto del ruscello
Il tempio fra le due strutture naturali
Un'ipotetica cratofania rocciosa (vedi sotto)

Tutto lascerebbe quindi pensare che i popoli più antichi della valle, dai Neolitici ai Peligni, avessero cercato la protezione di una divinità femminile della terra e dell'acqua. In effetti una divinità del genere dei Peligni e dei Marsi esiste: Angizia (forse originariamente Anghita, da anguis, serpente) in peligno Anaceta (AI-GD, 168), una figura che, come suggerisce il nome, era strettamente correlata al culto del serpente, simbolo della terra e della rinascita.
I culti popolari sono assai duri a morire e, più spesso, finiscono per essere mascherati da un sicretismo che nasconde e rivela al tempo stesso. E' il caso della venerazione mostrata a San Domenico nel vicino centro di Cocullo, anch'esso di origine peligna, dove in occasione della sua festività il primo giovedì di maggio si svolge la festa dei serpari.
Anche la festa di Angizia sembra si celebrasse ai primi di maggio.

    La festa dei serpari (fonte)

Ora, se il culto di Angizia a Cocullo è stato sostituito da quello per San Domenico, ma mantenendo intatta la tradizione dei serpenti, perché quello di Anaceta (o Angizia) presente forse nel Tempio B di Castel di Ieri non potrebbe essere stato sostituito da quello di Giove Egioco che pure fa bella mostra di un mantello ornato di serpenti? Considerando, infine, che i Romani identificavano, o almeno associavano, Angizia alla loro Bona Dea allora si spiega anche la “leggenda” che vuole la vicina chiesa rupestre della Madonna di Pietrabona, sorta dove un tempo esisteva il santuario pagano di Bona Dea.

Franco Ruggieri

Il più singolare dei due gruppi di rocce
      Cartello sulla strada per la vicina chiesa rupestre dedicata alla Madonna di Pietrabona
Grotta sul versante che sovrasta il tempio (TCI, 138)